sabato, maggio 28, 2005

occasione persa

purtroppo questioni internazionali e di diritto d'autore mi hanno costretto a togliere dal blog una foto in cui venivano rappresentati due illustri capi di stato ed un illustre.. boh.
per chi non l'ha vista: occasione persa.

per chi non conoscesse quello sfigato di mauro suma

venerdì, maggio 27, 2005


un paio di anni fa.. e anche qualche chilo grazie a dio Posted by Hello

mercoledì, maggio 25, 2005

mi piace il calcio

cazzo, che palle.
scusate la finezza, e la banalità, ma sto calcio mi fa proprio schifo.
per chi lo segue attentamente, ma anche per chi legge solo qualche titolo, è abbastanza evidente che sia il pozzo delle schifezze.
se ci penso a freddo: mamma, che schifo.
ma poi accendo la tele, o vado allo stadio, o guardo giocare, o (raramente) gioco io.
e allora guardo i giocatori che si muovono come delle pedine dall'alto, sorrido quando esultano,
e la palla quando stiamo per segnare sembra che mette dieci giorni ad entrare, ma entra veramente?, sì, e allora la rete si gonfia.
e quando la rete si gonfia mi sembra così morbida, così silenziosa, così bianca.
e la palla quando ci stanno per segnare sembra sempre così inesorabile, spero sempre accada qualcosa di miracoloso che la fermi, che arrivi qualcuno da qualche parte a fermarla.
trattengo il respiro.

domenica, maggio 22, 2005

non bisogna mai smettere di avere fiducia negli uomini, dottore

scrivo poche righe per incensare le mie due nuove passioni.
la prima è per una rivista: internazionale. invito caldamente ad acquistare una copia di 3 euri del suddetto settimanale per vedere un po' quello che accade nel mondo. proprio bello, fatto bene. imparziale? e che ne so, la cosa che più si avvicina all'imparzialità in questo momento è il notaio quello senza capelli di affari tuoi. che poi è anche la mia seconda nuova passione. voglio dire il programma, non il notaio semi calvo.
di questi tempi mi sento un po' come il polline: leggero, allegro, ma che non ha un cazzo di idea di dove sta andando. spero solo di non provocare allergie.
poi sono anche diventato bravino con isspro: cioè più che altro ho dato una ripassata storica ad ale, una vera goduria. io, da bravo interista, quando perdo me l'aspetto. fede si incazza e mi odia, ale trova strane scuse fino ad invocare l'onnipotente.
son stato un po' su e giù, torino genova milano (fine del triangolo industriale) è, uè uè, napoli. si ma che buona la pizza. anche a luna è piaciuta, anche se dopo averla sbafata intera (ed avere lumato quella della zia), puntualmente mi ricorda come a lei piaccia "finita", cioè molto sottile. perfezionista.
ah, ho le palle piene delle cover di i will survive.

lunedì, maggio 09, 2005

manduria fever

chiunque si trovi nei pressi di torino è obbligato a passare presso il mitico manduria cafè, piazza rebaudengo.

giovedì, maggio 05, 2005

ehi amico, posa la forchetta o sparo

A casa mia, ogni pasto è una guerra.
Di nervi, di tempismo, di stomaco, di sguardi.
Normalmente, da quando si è sposata mia sorella grande, gli attori principali sono quattro. E' anche utlie sapere come sono dislocati, per comprendere al meglio il Binet-Risiko:
- papi : postazione sotto la caldaia, alla quale si aggrappa modello tarzan prima e dopo il pasto. completamente isolato dai fornelli, dal frigo, può solo accedere ai detersivi, ai vini chiusi e alle patate (crude) che sono sotto il tavolo.
- giovi : a fianco al capofamiglia. parziale accesso al forno e ai fornelli, potenziale accesso al balcone (ma, per evidenti problemi di vertigini, non sfruttato)
- bea : di fronte a giovi, accesso a forno, fornelli, frigo, pane.
- mamma : idem come bea, ma di fronte al papi per un controllo più da vicino dell'attaccante più pericoloso. All'occorrenza, può anche rintuzzare le offensive di bea, salvando i cibi nelle mensola alla sua sinistra vicino alla frutta, territorio neutrale.

Le offensive normalmente hanno luogo alle 13:30 e alle 20, con eventuali cambiamenti per il fine settimana.
Normalmente funziona che mia mamma prepara due pasti, uno per noi e uno ipocalorico per mio padre, il quale però una volta finite le sue cibarie si butta sulle nostre. E' quindi fondamentale raggiungere e difendere il meglio possibile il cibo e metterselo nel piatto: questo dovrebbe voler dire assicurarselo definitivamente fino all'effettiva ingestione di esso, tuttavia nei periodi più famelici il papi può anche attaccare direttamente il piatto altrui. La distribuizione delle porzioni viene normalmente fatta da me o dalla mamma, con puntuali proteste da parte del papi che possono svariare dall'esplicita richiesta di un'ajunta all'espressione modello pastore napoletano bastonato o "cannavaro - capo ridatece u pallone".
Quando però si commette il grave errore di non finire il cibo durante la divisione in porzioni, la mamma chiede chi ne vuole di più guardando solo me ma si trova sotto il mento normalmente il piatto del papi e della bea.
Infatti a casa mia vige la regola che qualsiasi portata messa in tavola, dico qualsiasi, deve essere assolutamente terminata: gli avanzi, da noi, sono un lusso. Questo costume è ormai consuetudine ovvia, tuttavia quando tale fatto viene messo in dubbio, ci si appella a "è nu peccato, nun se po' ghiettà".
Solo la frutta ha pochi pretendenti, tuttavia se si tratta di un frutto raro o appetitoso potrebbe esserci una rissa.
Assolutamente vietato poi fare un qualsiasi commento su un cibo che mio padre non ha provato nelle ultime 2 ore, perchè si rivolgerebbe con aria questuante: "fai gustare?"
Poi bisogna evitare che mia sorella esageri.
Bisogna anche far sì che mia mamma mangi abbastanza, ma francamente nessuno se ne frega più di tanto.
Io sono quello normale: è tutto dire.

Da due settimane la situazione è peggiorata: è arrivata la nonna. Pergiunta praticamente sorda adesso.
Quindi a tavola bisogna urlare (ma urlare sul serio) e ripetere le cose dalle tre alle quattro volte.
Ma non solo, il coefficiente di difficoltà del gioco aumenta perchè mia sorella è a dieta, una dieta stranissima. Può mangiare quanto vuole delle cose lecite, mentre le altre non le può toccare. Tra le quali si annovera il pane, principale oggetto della contesa a tavola perchè spesso non esattamente assegnabile: neanche il metodo un panino a testa è riuscito a funzionare.
Beh comunque non può mangiare pane la Bea. La cosa brutta è che la nonna ancora non ha capito cosa può o non può mangiare. Quindi ogni due secondi le dice: aiutati col pane, smettila di mangiare prosciutto prendi un frutto (che non può prendere). Il fondo è stato toccato domenica:
Nonna: "uè nennella, pecchè nun te mange 'o pane? nun te piace?"
Papi (ciuppando nel piatto con movimento a semiluna e sorriso a trentadue denti): "che bello fare la scarpetta!"
Nonna : " Eh sì, il pane è la cosa più buona del mondo"
alla bea è scesa una lacrima, a me sono caduti i coglioni.
Poi la nonna non può neanche cucinare le cose buone, perchè per solidarietà con la bea non possiamo viziarci, ma lei ogni tanto mi chiede se voglio due pizze fritte, una torta di mele, due crocchè e bisogna dire di no. Però domani mi fa una torta e la nasconde, l'ultima volta che l'ha fatto io non l'ho vista e ci sono camminato sopra.
Poi la nonna a corrente alterna tratta malissimo il papi, negandogli tra poco anche l'acqua delle volte dicendo "uè!!! stateve attient a chillu là!", e poi invece altre volte lo vizia. mah.

Comunque io voglio mangiare fuori questi giorni perchè non ce la faccio più: pace nel mondo!

mercoledì, maggio 04, 2005

eh sì, un po' così

Non so che mi accade ultimamente.
sento una sorta di malessere esistenziale. Nulla di grave, sono pure dotting.
Ma così, mi girano un po' i maroni. E questa cosa che ha scritto Houellebecq mi ci rivedo, adesso, come atteggiamento. Tanto poi passa.

[Nel novembre 2000 il quotidiano tedesco Die Zeit chiese a Michel Houellebecq un testo, nell'àmbito di una serie di interventi sui sogni. Questo gelido delirio è apparso anche in francese e io (Giuseppe Genna, n.d.d.i.)ne ho tratto una traduzione della quale, al solito, dovrete accontentarvi. :-) gg]


Che le cose siano chiare: la vita, di per sé, non è malvagia. Abbiamo realizzato un certo numero di sogni. Possiamo volare, possiamo respirare sott'acqua, abbiamo inventato agende elettroniche, il computer. Il problema comincia con il corpo umano. Il cervello, per esempio, è un organo di grande ricchezza e le persone muoiono senza averne sperimentate tutte le possibilità. Non perché la testa sia troppo grande ma perché l'esistenza è troppo breve. Invecchiamo rapidamente, scompariamo. Perché? Non lo sappiamo e non sapendolo siamo tutti insoddisfatti. E' estremamente semplice: gli esseri umani desiderano vivere e tuttavia devono morire. Di qui, il desiderio primario di essere immortali. Certo, nessuno sa come possa essere la vita eterna, però possiamo immaginarlo.

Nel mio sogno di vita eterna, non si tratta poi di una gran cosa. Potrei vivere in una caverna. Amo le caverne, c'è ombra e fresco e lì dentro io mi sento al sicuro. Mi domando spesso se c'è stato reale progresso dopo la vita nelle caverne. Quando io sto in quei luoghi, ascoltando in calma il rumore del mare, circondato da creature amichevoli, io penso a ciò che vorrei cancellare dal mondo: le pulci, i rapaci, il denaro e il lavoro. Forse anche i porno e la fede in dio.
houellebecqsporta.jpgSaltuariamente decido di smettere di fumare. Al posto delle sigarette, preferisco assumere pasticche che sortiscono un analogo effetto sul mio cervello. Inoltre ho una grande quantità di droghe sintetiche a mia disposizione e ognuna di queste droghe sviluppa la mia sensibilità. Sono allora capace di percepire gli ultrasuoni e di vedere i raggi ultravioletti - e altre cose che ho difficoltà a comprendere.

Sono un poco diverso al presente, non soltanto più giovane, il mio corpo è trasformato, ho quattro gambe, è perfetto, riesco a stare eretto meglio, perfettamente radicato alla terra. Persino quando sono ubriaco, così configurato, non ho paura di cadere. Al contrario dell'uomo primitivo, del canguro e del pinguino, niente mi fa vacillare. E c'è di più: non ho bisogno di vestiti. I vestiti non sono pratici, qualsiasi forma abbiano, ostruiscono la traspirazione dell'epidermide. Nudo mi sento più libero. E, ciò che più importa, non sono né maschio né femmina - sono un ermafrodito. Prima non potevo immaginare la sensazione della penetrazione, non ero omosessuale. Ora posso averne qualche idea, un'esperienza fondamentale che attendevo da tanto tempo.
Non spero più nulla.
Certi lettori si domanderanno se la vita, nella più bella delle caverne e con le più adorabili tra le creature, non finirebbe per essere noiosa dopo migliaia di anni (centinaia di migliaia di anni, nel mio caso). Kraftwerk-Autobahn-269764.jpgNo, non credo - non per me, in ogni caso. Non provo noia nel ripetere all'infinito ciò che amo fare, addirittura oso spingermi più lontano: la vera felicità è la ripetizione, nel perpetuo ricominciare la medesima cosa, come nella danza e nella musica, per esempio Autobahn dei Kraftwerk. Accade lo stesso nel sesso: terminatolo, desideriamo ricominciarlo. La felicità è assuefazione. Un'assuefazione che può realizzarsi in trucchi chimici in esseri umani, quando ho le mie pillole e i miei amici io non ho più bisogno di altro. La noia è l'alternativa alla felicità, la routine quotidiana, i nuovi prodotti, le informazioni - anche quando presentàti in maniera attraente. Io ho trovato la felicità nella mia caverna, non spero più in nulla, faccio un bagno quando lo desidero. Fuori è caldo e chiaro, allora io penso un poco alla Germania, dove la gente ha vissuto insieme in spazi stretti e sono contento che il paradiso non conosca sovrappopolazione. La gente è libera di scegliere la propria tomba, ci rotola dentro ogni qual volta lo desideri.

Apro gli occhi e constato che il mio sogno è alquanto superficiale. Mi accendo una nuova sigaretta, tormento il filtro, in realtà non esiste armonia con l'universo. Nei momenti di felicità, per esempio contemplando un bel paesaggio, so istantaneamente che io non ne faccio parte, il mondo mi appare come qualcosa di estraneo, non conosco nessun luogo dove io possa sentirmi a casa. Dio, anche lui, non può risolvere questo problema, peraltro io non credo a nessun dio, non è necessario, né qui né in paradiso. Credo nell'amore, è la sola cosa di valore di cui siamo in possesso, è migliore di un programma di fitness, è meglio dello sport. Forse un giorno il mio sogno di eternità si realizzarà, allora sarò una creatura con zampe, ali o tentacoli, forse altrove, non qui. Contrariamente alla maggior parte delle persone, invecchiando, non temo la morte, riscopro la mia giovinezza, che avevo dimenticato da così tanto tempo e, se le cose vanno male, io mi ritiro nella confortevole difesa del mio lavoro. I miei libri già ora mi garantiscono una certa forma di immortalità.

lunedì, maggio 02, 2005

un po' come me sabato sera

"His face was really escavated"

(A. Boccardi).