mercoledì, gennaio 31, 2007

fallire

Quando non scrivo sul blog, mi occupo di spazio. Razzi, satelliti, robot su marte, spie dall’alto: quelle cose lí. Ultimamente sono successe due cose abbastanza importanti:

  • I cinesi (e chi se no..) hanno tirato giú un satellite obsoleto lanciandogli addosso un missile, una sorta di lancio del giavellotto a 550 km di distanza. L’hanno centrato. E probabilmente pioveranno pezzi sull’himalaya. Ma soprattutto, grande strizza per giorg dabliu.
  • L’azienda che, negli ultimi due anni, è andata meglio nel lancio dei satelliti, ha avuto un piccolo incidente. A parte che giá quello che fanno questi ogni volta che ci penso mi sembra incredibile, voglio dire portare in mezzo al mare un razzo... ad ogni modo le immagini del piccolo incidente sono abbastanza spettacolari. Voglio vedere se recuperano il satellite a qualche migliaio di metro di profonditá..




brava veronica.

francamente, del rapporto del silvio con la sua mogliera me ne importa proprio poco. penso che siano fatti loro: ed in questo, in italia siamo molto meno pettegoli che da altre parti. e mi piace. uno a zero per noi italiani.
tuttavia, questa lettera della mogliera mi ha colpito. sí, perché mi ha fatto pensare a quello che avevo scritto qualche settimana fa, e sono molto molto contento di sbagliarmi.
che c'é una donna che le girano le scatole, ad ascoltare sempre la solita solfa. brava veronica.
si sa mai che qualcuno capisca veramente il tuo sfogo. ce ne vorrebbero di veroniche, eccome.

venerdì, gennaio 26, 2007

pronto a partire



giovedì, gennaio 18, 2007

resistere, fermissimamente resisitere

Il telegraaf: Blijf Binnen!
L' ANSA: stazione di A'dam evacuata.

Rami di alberi che passano a fianco alla mia finestra.

Ricevo email da dove lavoro che mi invitano a:

Please be aware that a severe storm has been forecast for early evening today. The gale will reach force 9-10 and the wind will reach a speed of 120 km/h.

Take great care!

Ma poi anche a:

Dear Colleagues,

The current severe weather is expected to be at least as bad for the next few hours. In consultation with the HR-Division all colleagues are strongly advised to travel home in daylight. It is clear that there is a significant chance of objects on the roads around, so please proceed very carefully.

E io invece qui, imperterrito, che resisto.
Che uomo!

mercoledì, gennaio 17, 2007

sette di sera in inverno

Ha sido divertido me equivocaria otra vez…


Ci sono delle volte, che sento come se ho un sacco di cose da dire. In quei momenti mi piacerebbe registrare tutto, fermare tutto quello che penso, perché quei minuti contano molto più di altre ore, vissute così, vivendo.
Immagino che sia anche per questo che abbia voluto cominciare a scrivere un blog. A tentare di fermare i miei pensieri, rendendoli anche pubblici, con quel pizzico di vanità che tutti hanno. Forse due pizzichi, nel mio caso.
E mi piace, mi piace vedere che qualcun altro lo fa, come johnny. Che non ha paura, che si sente così, che delle volte non gli importa essere come altri. Penso che sia importante, a suo modo, sentirsi unici. Ho appena contraddetto quanto detto in un post di settimana scorsa. Maledetto blog.


Ogni tanto me ne convinco, così, circa ogni paio di settimane. Vivere da solo ha un suo perché. Voglio dire, sì, va beh, avendo ben chiaro che trattasi di una situazione forzata, non voluta. Ma poi, ci si abitua un po’ a tutto, forse quasi tutto, io per adesso mi adatto a tutto. Vediamo, poi. Comunque star da solo puoi stare ore a palleggiarti, tra il computer e i fornelli. Delle volte voltare lo sguardo verso quel caos, quel caos che ti sembra così ordinato e ragionevolissimo, fa sentire che le cose sono a posto. Anche quella luce lì, quella dell’angolo, perché la sera ci vuole meno luce. Anche quella ti aiuta, come due mani che si appoggiano sulle spalle e ti accarezzano. Certo, ci sarebbero sempre quei piatti odiosi, sempre sporchi, ma si può sempre far finta di nulla. E allora ti accomodi, con quella lentezza tango agognata durante il giorno, lasci andare i polsi. E il respiro diventa più lungo. La sera è arrivata.


Se rinasco, mi piacerebbe rinascere in Fito, dei Fito y Fitipaldis. Sì, se dovessi rinascere in una persona, in lui mi andrebbe bene.


Virgen de la locura nunca mas te voy a rezar,
que me he enterao de los pecados que me quieres quitar..

venerdì, gennaio 12, 2007

bianco e nero

il venerdí pomeriggio é terreno fertile per i pensieri. o meglio, per buttarli giú, per farli fluire sulla tastiera, sotto le note di un improbabile gruppo svedese.
ieri sera ho visto un film (ancora??), che mi é piaciuto molto. un vecchio film in bianco e nero. e cosa c'é in quel film?
ci sono dei buoni, ci sono dei cattivi. e i cattivi sono cattivi e i buoni sono buoni. bianchi e neri.

credo che si stia un po' perdendo, questa cosa del bianco e nero. uomini d'altri tempi.
il grigio va bene, sino a che uno sa che c'é un nero ed un bianco.
ma quando é solo grigio, solo tonalitá di grigi ovunque ti giri, quali sono le certezze su cui basarsi?

ps spero che questa mia ritrovata vena sia apprezzata da teppex, cosí almeno comincia a commentare su questo blog, che se no mi offendo.

Generalizzare

Prendo spunto da una discussione avuta ieri a pranzo con un collega e da un commento ricevuto sul post precedente.
Quando una persona scrive in un blog, accetta automaticamente il fatto di ricevere commenti, quindi di esporsi a critiche, di accettare opinioni diverse da quelle espresse. Perché, la forza del blog, é di essere formato da individui, e non guidato da masse pensanti, almeno non attivamente. Di conseguenza, nel momento in cui si espone un'idea e soprattutto si muove una critica verso qualcosa o verso qualcuno, ci saranno delle persone che si sentono offese, e che quindi risponderanno:
"sí, hai ragione, ma non generalizziamo! Io non sono mica cosí!".
Io sono d'accordo, e capisco perfettamente, quando una persona non si riconosce nella maniera in cui viene descritta, nella categoria alla quale viene, delle volte maldestramente, attribuita. Ma non sono d'accordo sul fatto di non generalizzare.
Bisogna generalizzare. E' necessario avere una visione globale, di insieme. Non é possibile pensare sempre ed esclusivamente, soprattutto nel caso delle persone e del loro comportamento, all'unitá, all'individuo. L'uomo é un animale sociale, le persone non sono fatte per vivere da sole: questo lo diceva una tale pirla di nome Seneca. Lo studio dei comportamenti delle persone all'interno di gruppi, si chiama sociologia, o almeno credo. Io sono ingegnere, che non so neanche se ci va la i da qualche parte, di certo non sono un esperto.
Peró penso che quando qualcuno, in una discussione riguardo al comportamento di alcune persone si mette a generalizzare, nel suo piccolo sta in realtá facendo della sociologia. Allora non vale sentirsi offesi e rispondere "io non sono cosí". E' troppo facile non riconoscersi da nessuna parte. E' anche un po' arrogante sentirsi sempre unici, individui. Soli. Nel mondo siamo mi pare circa sei miliardi di persone, e chissá quante ce ne sono state negli anni addietro, e quante ce ne saranno nel futuro. Delle volte mi piace pensare che ci sia stato un giovannibinet, uguale a me, che ne so, nella thailandia del quattrocento avanti cristo. Me lo vedo come uno di quei guerrieri di Street Fighter, con tanti braccialetti. Statisticamente, é altamente probabile. Come, e lo cantavano anche i Bluvertigo, é praticamente ovvio che esistano altre forme di vita. Ma sto divagando.

Scrivo tutto questo per dire che, quando ci si sente offesi per le generalizzazioni di qualcuno, io consiglio di fermarsi a pensare per un istante. Consiglio di cercare di non pensare a sé stessi, ma di cercare di avere una visione di insieme. Se una persona si concentra sull'angolo in alto a sinistra di Guernica di Picasso, beh dirá che c'é un bel torazzo in bianco e nero con un occhio mezzo spastico. Ma se guarda il quadro nel suo insieme, se fa quei dieci passi indietro che molti musei non ti lasciano fare, allora scopre che quel quadro non sta parlando di tori strabici, ma di una guerra, di sofferenze. Mi rendo conto di quanto l'esempio sia un po' trucido, ma tant'é.

Io credo che le generalizzazioni siano uno strumento molto potente, per capire le realtá delle societá in cui viviamo. Vanno anche usate con cura, quindi. Ma non si devono rifuggere, ci aiutano a capire chi siamo, dove andiamo, con chi abbiamo a che fare. Sta poi all'intelligenza dell'individuo mettere in pratica tali generalizzazioni, metterle anche alla prova del dubbio.

Generalizzate gente, generalizzate, tentate di capire quali sono i comportamenti comuni, i sintomi diffusi. E poi, provate a pensare a dove voi vi mettiate all'interno di quei comportamenti. Io, ogni volta, ne rimango sorpreso, e capisco che molte delle cose che faccio, sono figlie di una logica molto piú grande e non di mie scelte, povero illuso e superbo che non sono altro.

martedì, gennaio 09, 2007

Donne italiane: la visione di giovannibinet.blogspot.com

Io, ultimamente, provo poca stima per le donne italiane. Provo poca stima per quelle donne che non dicono niente, che non hanno interessi, che si inorgogliscono a fare shopping e a guardare qualche telefilm.
Che gli piace mostrarsi “insicure e fragili”, che quando vedono una faccia in televisione criticano le rughe, che sono invidiose di un paio di chiappe sode. Francamente, donne italiane, mi fate pena.
Mi fate pena quando viene eletto un governo di sinistra, che si porta con sé un migliaio di ministeri ma poi vi rifila le pari opportunitá e le politiche dei giovani. Le pari opportunitá, che insulto! Il ministero che per sua stessa logica di esistenza ammette che non siete pari, e non avete pari opportunitá. E voi? Niente.
Il vostro idolo è Simona Ventura, che tristezza. Ambizioni? Zero. Polemiche sociali? Scomparse. E pensare che, qualche decennio fa, lottavate per l’aborto. Adesso fate la fila a Intimissimi. Ogni tanto, criticate blandamente la televisone e la stampa per lo spazio che vi lascia, ma poi Maria de Filippi la considerate una donna vera.

Da bravo idiota che si rispetti, anche io mi sono fatto una mia idea di come è la situazione. Anzi, ho una vera e propria teoria a riguardo. Una teoria solida come un refolo di vento, utile come un fazzoletto usato. Si capisce. Ma io, di questa teoria, ne sono convinto. E la mia teoria dice che, in Italia, la donna attraversa tre fasi. Nella prima fase è un Oggetto. Estetico, da usare, principalmente a scopi pseudo-sessuali, come una calamita. Diciamo che la si usa al chilo, o al centimetro, come preferite. La sua importanza sociale è nulla, tutto ruota intorno al maschio.
Poi, d’incanto, la donna si sposa ed entra nella seconda fase, quella di Donna. Lí comincia ad assumere un minimo di importanza nella nostra societá, la si comincia a guardare come un essere umano, ci si stupisce che sia anche in grado di eseguire tutti i lavori ed i compiti che le vengono assegnati. Toh, delle volte è anche piú intelligente dei maschi, ma che strano.
Ad un certo punto ha un figlio, ed in quel momento diventa Mamma ed entra nella sua terza e definitiva fase. In questo momento, ha una sua ben definita posizione sociale, la cui importanza è riconosciuta universalmente, quanto il suo carisma e la sua utilitá. Diventa una vera e propria pietra angolare della nostra societá italiana.

Il problema, seguendo la mia sgangherata teoria, è che io mi ritrovo principalmente circondato da donne che stanno nella prima fase, quella Oggetto. E si comportano di conseguenza.
Ecco, è lí che non capisco. Ma non avete un po’ di amor proprio? Non vi arrabbiate mai di essere appese ai manifesti? Perché non vi fate sentire?

Mah.

mercoledì, gennaio 03, 2007

il viverone che é venuto

il 2006 é finito, tempo di bilanci. che poi mi angosciano sempre un po', forse perché io li faccio sempre. ad ogni modo, questo anno passato mi ha portato tante cose.
Mi ha portato nuovi progetti, grandi decisioni, piccoli salti nel futuro che verrá, chiudendo un po' gli occhi .
Mi ha portato un nuovo viverone, ma dei vecchi amici. Quegli amici che, insieme a Luna, mi danno quella cosa che adesso non sento mai, da nessuna parte: mi danno la sensazione di essere a casa, di sentirmi protetto, di conoscere quello che mi circonda e di abbandonarmi, come quando ti accomodi su un divano che conosci e lasci andare la schiena e il collo, allunghi le gambe. E lo sai quel divano come ti accoglie, conosci la stoffa di cui é fatto, i suoi odori, i punti in cui la stoffa é lisa, liscia. Ecco, io questa sensazione non ce l'ho piú. Da nessuna parte. E non é ritornare a Milano, come un tempo mi accadeva, a farmi sentire a casa. Addirittura, ogni volta che ci torno la scopro piú bella, piú completa, ma sempre un po' meno mia.
Ma ho scoperto che quella sensazione di casa che mi manca, beh me la danno i miei amici.
Ed allora ritrovarsi ogni anno é la cosa che tutti aspettiamo, ed é forse piú l'attesa ad eccitarci, a farci rimanere anche impazienti. Ritrovarsi a Viverone invece é la consapevolezza, la conferma di tutto quello in cui durante l'anno crediamo. Guardarsi negli occhi e capire che sí, che é vero, che siamo ancora qui, che siamo ancora noi. Che quello in cui crediamo esiste ancora.
E pazienza se questa volta la piroga ci ha deluso. Questa volta ci sono i regali, o i grandi slanci: ma poi, di cosa abbiamo bisogno? Abbiamo bisogno solo di noi, solo del fatto di sapere che ci siamo, che ci saremo.

Cosa chiediamo al 2007? io chiedo salute a me e ai miei cari, e chiedo anche che rimanga sempre con me parte di quell'inquietudine che mi fa sentire curioso verso quello che non conosco, che mette in gioco le mie sicurezze, e che in definitiva mi fa sentire piú vivo. Chiedo anche che si inventi una macchina fotografica con l'autoscatto di almeno venti secondi, o in alternativa che mattia abbia lo scatto di ben johnson, almeno questa volta viene nella foto. Forse chiedo anche qualche regalo migliore per ste, che si lamenta molto, quando invece é lui ad avere fatto i peggior regali.
In compenso, io al 2007 sono disposto a dare tutto quello che ho. Perché a ventanni é piú giusto promettere piuttosto che chiedere. E perché quelli della piroga, quelli sono gente che non ha bisogno di chiedere, altro che gillette o chi per esso. Ma quelli della piroga, quelli sono gente che non ha paura di dare.