giovedì, febbraio 21, 2008

Down in Mexico

sabato, febbraio 16, 2008

Il mio autista

Curioso: autista, in spagnolo, significa autistico. Insomma, un nome in italiano è un sostantivo in spagnolo.
Ma l'autista è anche il signore, il capo, The Man, dell'autobus. E' oramai da sei mesi che sono tornato a frequentare il magnifico mondo dei mezzi pubblici. E devo dire che ne sono molto contento.
Zurueckbleiben, bitte. E si chiudono le porte del metro. Ad ogni fermata, si aprono e si chiudono. Mi piace guardare la gente che entra, sono uno di quelli che sta tutto il tempo a spiare nel libro nell'altro, a tentare di capire che musica ascolta il mio vicino. Quello che tiene l'orecchio teso per ascoltare la conversazione dietro: purtroppo, qui in Germania, un gran poco da ascoltare.
Ma il momento più bello è quando esco dal metro per prendere l'autobus che mi porta al lavoro.
Certo, è molto più scomodo. Non posso leggere, si sta stretti e si sballonzola tutto il tempo. Delle volte mi viene addirittura la nausea. Ma ci si conosce tutti, anche solo di vista. Passa in mezzo ai campi, si vede un po' di verde o di bianco se c'è neve e, se il tempo lo permette, si vedono anche le montagne in lontananza.
E soprattutto c'è l'autista. Ce ne sono diversi. La mattina di solito sono calmi, rilassati. Si fumano una sizza prima di partire, in camicia fuori dall'autobus, mentre ci sono cinque gradi sottozero.
Ma la sera, quando torno, sono fuori come dei pomeli cinesi. Guidano a seicento all'ora. Isterici. Odiano il mondo, in particolare gli automobilisti. Per evitare le macchine salgono sui marciapiedi, chiudono le curve pensando di guidare una cinquecento, inchiodano a dieci metri dalla fermata. I vecchi che entrano rimangono vivi per qualche miracolo di San Weisswurst, probabilmente. Se ti siedi nei posti dietro, quelli sopra il motore, lo senti messo alla frusta con delle accelerate degne del peggior Fisichella. Delle volte, quando si lanciano sul rettilineo modello chilometro lanciato, gli autisti sbandano e prendono il marciapiede: i tedeschi sembrano abituatissimi, ma io mi cago in mano.
Se provi a chiedergli qualcosa, ti mandano a quel paese. Quel paese penso sia Karsfeld. Quando le gente deve fare il bigliettino alla macchinetta giusto dietro di lui, l'autista del 172 normalmente ci mette ancora più cattiveria nella guida, mentre il malcapitato di turno deve fare acrobazie per tenere la borsa, contare gli spicci, selezionare il pulsante giusto, mantenersi al corrimano, riprendere gli spicci che la macchinetta sistematicamente rifiuta, scaldare gli spicci al lato della macchinetta (chi avrà mai scoperto che se strofini le monete sulla macchinetta, come a farle le coccole, questa sarà più incline ad accettarle??), finalmente ritirare il biglietto, mantenersi in equilibrio senza punti di appoggio mentre mira il buco dell'obliteratrice, per poi vidimare il biglietto mentre oramai l'autobus è già arrivato al capolinea. E in tutto questo l'autista fa diventare il mezzo come un toro imbizzarrito, ed il passeggero del biglietto si sente come in una di quelle estenuanti pesche in mare aperto, quelle che si fanno con la sedia del ginecologo.
Insomma, la sera io questi autisti li odio.
O meglio, li odiavo, fino a tre giorni fa, quando ho incontrato il mio idolo.
Ero lì come al solito, che aspettavo alla fermata facendo rumore con le scarpe, smuovendo i sassolini che mettono sui marciapiedi per non fare che il ghiaccio rompa i femori della gente. Cercavo di scaldarmi un pochino. Ad un certo punto vedo l'autobus che mette la freccia verso la via della fermata, ed il solito piccolo sospiro di sollievo si unisce a quella sensazione di caldo anticipato.
Entro dalla parte anteriore, perchè chi è abitudinario lo capisce. E perchè i posti davanti sono quelli panoramici. E vedo questo autista nuovo. Cinquantenne. Cotonato, capelli scolpiti come il cosmonauta di Good Bye Lenin. Si alza per togliersi la giacca. E' alto, una figura elegante. Sotto la giacca ha una magliettina di lana nera attillata, con il collo a dolce vita. Subito il mio sguardo si posa sulla sua mano destra, mentre con un gesto plastico avvolge la giacca attorno al suo sedile molleggiato. Ha un polsino. Sembra blu. E bianco. E rosso. Noooo, penso. Ha un polsino con la bandiera di Cuba. Idolo all'istante. Entra una signora, e deve fare il biglietto. Et voilà, penso io. Non ha gli spicci, ha solo un biglietto da dieci. Errore gravissimo, in Germania non puoi sbagliare. Chiede al conducente il cambio in moneta: cosa sta rischiando, penso io. Ed invece il filocubano la guarda, le sorride (!!!), e le fà un gesto come dire: lascia stare, offro io. Ovviamente, la signora non capisce. Lui di nuovo le fà un altro gesto, e senza dire una parola le fà capire di accomodarsi, che questo giro è gratis.
Io osservo la scena, vorrei abbracciare il mio nuovo autista preferito. Parte la corsa, e so già che sarà dolce e piacevole, con quel polsino cubano a guidare sapientemente il volante.
Adelante, compagnero!!

mercoledì, febbraio 13, 2008

Amo Wikipedia

Senza dubbio il 2001 é stato l'anno dell'11 Settembre. L'attacco alle torri gemelle, la guerra al terrore, gli americani incazzati e casini con l'islam. Silvio é tornato al potere, c'é stato il casino del G8 a Genova, collassa la ENRON, l'ennnesimo sottomarino yankee fa colare a picco un peschereggio giappu, la Cina e gli Stati Uniti diventano partner commerciali, in Olanda i gay si sposano, c'é un'eclisse totale di sole ed il primo turista spaziale, esce Windows XP e OSX 10 e la Roma di Totti e Batigol si porta a casa lo scudo.

Ma c'é un'altra cosa che é successa nel 2001, e che ha cambiato la mia vita.
Nel 2001, precisamente il 15 Gennaio, Wikipedia é stata messa online.

Io adoro Wikipedia. Adoro il concetto che costituisce Wikipedia, adoro come funziona, adoro i suoi contenuti.
Posso stare delle ore a perdermi per le sue pagine: é come comprare una edizione della Settimana Enigmistica che ha due milioni di pagine di "Forse non tutti sanno che..". Io ho sempre guardato, nella Settimana Enigmistica, prima "Forse non tutti sanno che", poi "Strano ma vero", e poi tutte le barzellette (si, non sono un grande enigmista).
Ma Wikipedia é molto, molto di piú. Wikipedia sa tutto.
Ad esempio, lo sapete che 27 anni, la mia etá, é il tempo medio che una particella d'acqua rimane nel Lago di Garda da quando ci entra a quando esce?
O che Ban Ki-moon, la sera della sua elezione a capo delle nazioni unite, si é messo a cantare "Santa Claus is coming to town", cambiando le parole con "Ban Ki-moon is coming to town"?
O che il culto di John Frum, nell'isola di Tannu delle Vanuatu, é legato al culto del cargo? Lo stesso culto del cargo che quel matto di Erich von Däniken dice sia alla base delle Linee di Nazca, a suo dire costruite dagli indigeni per adorare gli alieni che venivano a trovarli ogni tanto.
E che dire di Santi Quaranta, la cittá dei matrimoni, una delle piú famosi localitá turistiche albanesi? E dei Warner Bros, che sono nati nientedimenoche a Krasnosielc, in Polonia?
Oggi, ad esempio, ho scoperto che Ernesto "Tito" Beltran, tenore cileno-svedese, é stato condannato a due anni di prigione per aver stuprato la baby sitter dei suoi figli durante un tour.
Un paio di giorni fa ho letto che la Emma Maersk é una nave porta container lunga 400 metri, e che é la piú grande nave che scorazzi per le nostre acque: a natale di due anni fa la avevano chiamata SS Santa perché portava un carico di giocattoli dalla Cina in Inghilterra il 20 di dicembre.
E le foto! Le foto di Wikipedia, sono bellissime. Ho scoperto che l'ora che mi piace tanto, quelle sette di sera che mi sogno per tutto il giorno, i fotografi la chiamano Golden Hour.

Io voglio essere Wikipedia. Vorrei conoscere i dettagli dell'orso bruno, cosí come le applicazioni delle equazioni degli autovalori. Mi piacerebbe conoscere la biografia del chitarrista die mitici Bijelo dugme (oramai il mio gruppo preferito), o sapere di piú della leggenda di Pinos Puente.
Potró mai essere Wikipedia? Adesso vado a cercare su Wikipedia se c'é qualcuno che l'ha letta tutta..