venerdì, giugno 06, 2008

Un foglio excel

Prendo spunto da una discussione di qualche tempo fa con ale, vecchio cazzone, per ripensare alla mia routine. I miei task. Tutti gli Aufgabe da erledigen. Tante tareas. Insomma, la mia vita. E penso a come la organizzerei in un foglio excel.
Nella prima colonna a sinistra ci vanno le ore della giornata. La prima riga comincia dalle sette, prima non si puó. Le ore che si trovano prima delle sette di mattina sono, per noi uomini normali e mediocri, delle ore tabú: guai a nominarle!! "Domani ho un aereo alle sei e mezza": poverino, mi dispiace. Oppure: "Pensa che quello si sveglia tutti i giorni alle cinque e mezza!!": presto, spalancategli le porte del paradiso!!!. Nella riga seguente della stessa colonna si potrebbe inserire il tempo di cui si ha bisogno per raggiungere il proprio posto di lavoro. L'inglese, linga secca ma efficiente, ha un vocabolo apposito: "commuting time". In napoletano, lingua pittoresca ma barocca, penso che si direbbe "U tiemp ca ce mett pa ghi a faticá".
E via cosí, nella colonna sinistra tutte le ore della giornata.
La seconda colonna riguarda il titolo di quello che faccio. Questa colonna é quella che contiene forse l'informazione piú importante di ogni riga. Colazione. Caffé di metá mattina. Controllare la posta. Telefonata a casa.
La terza colonna conterrá la descrizione di quello che faccio. Qui posso sbizzarrirmi. Devo scrivere qualcosa di piú riguardo al titolo, mi deve fare capire nel dettaglio quello che devo fare. In maniera che, se per caso me lo dimentico, lo leggo e mi ricordo tutto. Ad esempio, andare al lavoro: prendere la linea rossa e poi il 27. Ok. Questa colonna la allargo anche un pochino, per rendere il tutto un poco piú estetico.
Un'occhiata alla tabella: comincio a sentirmi male, posso scrivere tutto nel foglio excel. Continuo.
La quarta colonna contiene le persone con le quali interagisco in quello che faccio. Ad esempio, nel pranzo scriveró probabilmente i miei compagni di lavoro. Per la palestra, probabilmente scriveró dell'energumeno che sembra vivere tra le macchine infernali e con il quale mi scambio sempre un cenno d'intesa. Sará mica gay? Una domanda: devo scrivere che interagisco con qualcuno quando sono su internet a chattare o a scrivere email? Nel dubbio, metto che sono da solo.
La quinta colonna contiene la difficoltá dell'esercizio che devo compiere. Chiaramente sotto la voce palestra metto difficoltá massima. Per questa colonna uso la formattazione condizionale. Sfondo rosso e lettere in grassetto per la difficoltá massima. Verde e corsivo per quella minima.
Mi rendo conto che sono poche le cose che reputo difficili. Ma forse ho bisogno di un'altra colonna…
La sesta colonna! Questa la dedico a quanto mi piace quello che devo fare. Massimo godimento per il pranzo (anche se non so, se viene quel collega lí non é che poi mi diverta cosí tanto..), minima soddisfazione per mettere a posto dopo cena, stirare e farsi la doccia.
Decido che voglio mettere un'altra colonna "soggettiva", che non riguardi quindi un fatto ma la mia percezione di esso. La settima colonna riguarda la necessitá di quello che devo fare. Qui uso un codice numerico. 1 per qualcosa che non posso evitare (lavoro, mangiare). 2 per qualcosa che posso saltare qualche giorno (controllare la mail; andare a correre; doccia…. Nah, meglio metterla a 1). 3 per qualcosa di completamente futile (guardare dei video in giro, uscire la sera con gli amici, leggere un libro). Incredibilmente questa colonna si trova legata in maniera inversa a quella che la precede.
Il foglio excel si riempie rapidamente. Ho ben chiaro in testa cosa devo fare, quando, con chi e come. Ci metto anche molto poco a dire cosa mi piace, cosa devo fare, cosa é facile. Le caselle si riempiono.
Una volta finito, mi fermo un attimo e guardo il monitor. Mi aspetto di provare un senso di autocompiacimento per l'impresa realizzata, ma al contrario mi sorprendo dubbioso. E con tre pensieri in testa.
Il primo pensiero é che la mia é una vita qualsiasi, uguale a quella di altri milioni di persone. Ho un piccolo moto di repulsione e di individualismo, ma poi penso che siamo in sette miliardi qua in giro e me lo faccio passare.
Il mio secondo pensiero é che la tabella é piena. Non c'é un buco. Certo, potrei allargare le ore produttive: non ci sono forse quelli che dormono 5 ore a notte? E poi, perché non contare il sonno? Ok, lo faccio, ma cambia poco, ho una riga in piú.
Dentro di me monta il malessere, mentre guardo questo foglio ricco di righe e di colori. Dopo un poco capisco. Se é pieno vuol dire che non posso fare piú niente nella mia vita.
Ma non volevo imparare la chitarra? Non volevo leggere duecento romanzi? Non avevamo mica detto che mi sarei dedicato maggiormente allo sport e a pulire casa? Bisogna scegliere. Bisogna tagliare via, come se si avesse a che fare con dei rami secchi, tutte quelle cose che non ci portano a nulla.
Questo mi porta al terzo ed ultimo pensiero. Il terzo pensiero é la consapevolezza del tempo. Capire che il tempo é limitato, che é prezioso, che ci dobbiamo dare una calmata, che dobbiamo rispettarlo.