venerdì, gennaio 12, 2007

Generalizzare

Prendo spunto da una discussione avuta ieri a pranzo con un collega e da un commento ricevuto sul post precedente.
Quando una persona scrive in un blog, accetta automaticamente il fatto di ricevere commenti, quindi di esporsi a critiche, di accettare opinioni diverse da quelle espresse. Perché, la forza del blog, é di essere formato da individui, e non guidato da masse pensanti, almeno non attivamente. Di conseguenza, nel momento in cui si espone un'idea e soprattutto si muove una critica verso qualcosa o verso qualcuno, ci saranno delle persone che si sentono offese, e che quindi risponderanno:
"sí, hai ragione, ma non generalizziamo! Io non sono mica cosí!".
Io sono d'accordo, e capisco perfettamente, quando una persona non si riconosce nella maniera in cui viene descritta, nella categoria alla quale viene, delle volte maldestramente, attribuita. Ma non sono d'accordo sul fatto di non generalizzare.
Bisogna generalizzare. E' necessario avere una visione globale, di insieme. Non é possibile pensare sempre ed esclusivamente, soprattutto nel caso delle persone e del loro comportamento, all'unitá, all'individuo. L'uomo é un animale sociale, le persone non sono fatte per vivere da sole: questo lo diceva una tale pirla di nome Seneca. Lo studio dei comportamenti delle persone all'interno di gruppi, si chiama sociologia, o almeno credo. Io sono ingegnere, che non so neanche se ci va la i da qualche parte, di certo non sono un esperto.
Peró penso che quando qualcuno, in una discussione riguardo al comportamento di alcune persone si mette a generalizzare, nel suo piccolo sta in realtá facendo della sociologia. Allora non vale sentirsi offesi e rispondere "io non sono cosí". E' troppo facile non riconoscersi da nessuna parte. E' anche un po' arrogante sentirsi sempre unici, individui. Soli. Nel mondo siamo mi pare circa sei miliardi di persone, e chissá quante ce ne sono state negli anni addietro, e quante ce ne saranno nel futuro. Delle volte mi piace pensare che ci sia stato un giovannibinet, uguale a me, che ne so, nella thailandia del quattrocento avanti cristo. Me lo vedo come uno di quei guerrieri di Street Fighter, con tanti braccialetti. Statisticamente, é altamente probabile. Come, e lo cantavano anche i Bluvertigo, é praticamente ovvio che esistano altre forme di vita. Ma sto divagando.

Scrivo tutto questo per dire che, quando ci si sente offesi per le generalizzazioni di qualcuno, io consiglio di fermarsi a pensare per un istante. Consiglio di cercare di non pensare a sé stessi, ma di cercare di avere una visione di insieme. Se una persona si concentra sull'angolo in alto a sinistra di Guernica di Picasso, beh dirá che c'é un bel torazzo in bianco e nero con un occhio mezzo spastico. Ma se guarda il quadro nel suo insieme, se fa quei dieci passi indietro che molti musei non ti lasciano fare, allora scopre che quel quadro non sta parlando di tori strabici, ma di una guerra, di sofferenze. Mi rendo conto di quanto l'esempio sia un po' trucido, ma tant'é.

Io credo che le generalizzazioni siano uno strumento molto potente, per capire le realtá delle societá in cui viviamo. Vanno anche usate con cura, quindi. Ma non si devono rifuggere, ci aiutano a capire chi siamo, dove andiamo, con chi abbiamo a che fare. Sta poi all'intelligenza dell'individuo mettere in pratica tali generalizzazioni, metterle anche alla prova del dubbio.

Generalizzate gente, generalizzate, tentate di capire quali sono i comportamenti comuni, i sintomi diffusi. E poi, provate a pensare a dove voi vi mettiate all'interno di quei comportamenti. Io, ogni volta, ne rimango sorpreso, e capisco che molte delle cose che faccio, sono figlie di una logica molto piú grande e non di mie scelte, povero illuso e superbo che non sono altro.

1 Comments:

Blogger Valentina said...

Non mi sono sentita offesa dal tuo post.
Quello che volevo dire è che in fondo la cosa veramente importante è sentirsi bene con se stessi, essere felici di quello che si è.

Per alcuni la felicità è fare la fila da intimissimi, organizzare canaste con le amiche o fare la velina. Se il problema non esiste per queste persone, perché dovrebbe esserci per me?

E se anche le nostre scelte, le cose che facciamo sono in parte dettate da comportamenti sociali diffusi, se ogni tanto siamo un po' pecoroni nel mucchio, è veramente importante? Non credo, se si è felici delle scelte fatte e della vita che si vive.

Non mi sento né unica né eccezionale, qualche volta omologata al branco, ma sicuramente contenta di quello che sono, ed è questo che credo valga più di ogni altra cosa.

1/12/2007 6:35 PM  

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