mercoledì, maggio 28, 2008

Una sera a Schwabing

Fa caldo, finalmente.
Torno a casa e il mio solito istinto idiota mi porta al computer. Vado a controllare la posta che ho guardato per l'ultima volta mezzora prima, ma qualche intervento divino mi ferma dal farlo. Sento di aver fatto una buona azione nello spegnere subito la macchina infernale. Beh proprio subito no, visto che ho fatto in tempo a leggere dell'ultima bambinata di Moratti.
L'avvento del caldo piú lo spegnimento del computer vanno festeggiati, mi dico.
Mi metto maglietta pantaloncini infradito, perché é estate, diamine, e prendo la porta. Mentre scendo le scale penso a cosa potrei fare, penso che dovrei far la spesa, e che forse é la volta buona che trovo l'ammoniaca al supermercato.
Poi sul portone mi fermo. Sento l'aria fresca sul dorso dei piedi, disabituati dall'inverno ad essere cosí esposti al pubblico ludibrio. Penso un attimo di essere vestito troppo leggero, machisenefrega.
Decido di celebrare questo momento, senza alcuni tipo di motivo. Al diavolo la spesa. Che mi faccio, una birretta? Nah, non mi sento benissimo e poi sicuro mi ubriacherei da solo, cosa particolarmente triste. Sizza? neanche, ho giá il naso tappato, mi sentirei ancora piú da schifo. Ho una idea, non faccio nulla. Vado nella piazzetta, mi siedo e non faccio nulla.
Geniale.
Mi incammino con un passo lento, un passo a cui le mie gambe non sono piú abituate. Mi fermo a comprare un Brezel, giusto per sentirmi bavarese.
Arrivato alla piazzetta, non dopo aver notato nuovi particolari di una via che percorro ogni giorno, i miei piani vengono subito messi in dubbio: tutte le panchine sono occupate. Scheisse. Ho un attimo di indecisione, ma penso che questo piano di non far nulla sia veramente geniale, devo assolutamente metterlo in atto, ed allora mi siedo sul bordo della fontana. Una di quelle che d'inverno vengono chiuse da delle copertine di legno, talmente belle che chissá quanto tempo fa le hanno fatte.
Ma adesso la fontana é scoperta, libera di zampillare, e libero lo é anche un bamboccio mezzo inglese che ci corre attorno esaltatissimo e continua a schizzarmi. Non riesco a fare a meno di pensare alla capacitá dei bambini di divertisti con delle cose che a noi sembrano inutili, che invidia.
Mi giro intorno per vedere se qualche panchina si é liberata, ma non é cosí. Ci sono sempre le stesse persone. Ad osservarle bene, sono tutte simili. Mi spiego meglio, sono tutti con una birra in mano. Ma non con un'aria da aperitivo, non sono esattamente la Schwabing da bere. Se ne stanno tutti lí che sembrano appena usciti da una riunone degli alcolisti anonimi. La riunione non deve essere andata benissimo, visto lo sguardo vuoto che hanno. Se ne stanno a piccoli gruppetti di due o tre, all'apparenza slegati tra loro, ed ognuno ha la sua Augustiner in mano. In una panchina ci sono i soliti punk, dei ragazzi che avranno sí e no sedici anni, con una signora di mezza etá che é da novembre che mi chiedo se sia la mamma di uno di questi. Li trovo piú rilassati, questi punk, di quando li vedevo quest'inverno.
Una coppia su di una panchina coglie la mia attenzione. Sono slavi, o dell'est, con un'aria triste. Lui é alto e magro, lei é in minigonna ma ha un'aria stanca. Forse ha pianto. Sono seduti uno a fianco all'alto, lei appoggia la sua testa alla sua spalla e il braccio sinistro di lui le cinge le spalle. La mano destra invece… le sta palpando una tetta! clamoroso, lui si dá da fare nella scollatura, peraltro generosa, mentre lei guarda l'orizzonte con degli occhi vuoti. Ad un certo punto lei si stufa e gli toglie la mano, lui si alza, la accarezza dolcemente (beh, dai, allora non é proprio un porco) e se ne va verso il supermercato. Penso che comprerá delle birre, sicuro.
Lei non alza neanche lo sguardo, e non voglio neanche pensare a cosa possa esserle successo per farla stare cosí. Intanto il bambino continua a schizzarmi e a divertisti come un pazzo, i punk se la sciallano e gli altri bevono. La mia attenzione si sposta allora sui passanti: a differenza di chi sta seduto, loro sí che hanno un'aria sana, felice. Soprattutto quelli in bici. O quelli che corrono, quelli sembrano proprio i piú fighi della cittá: belli, magri, alla moda. E Chiaccherano mentre corrono, cosa che personalmente non mi é mai riuscita di fare, penso per un mero problema di coordinazione gambe-polmoni. Mi rendo conto che io sono nel gruppo dei seduti, ma non me ne cruccio piú di troppo.
Vedo che il-tipo-della-tipa-triste esce dal supermecato, e con mia grande sorpresa non ha in mano una cassa di birre. Ha una scatolina in mano. Che carino, penso, le ha portato un gelatino, magari la bomboniera, il vero gelato sociale. Ah no, mi son sbagliato. Le ha portato delle bottigliette mignon di Schnapps, come la chiamano qui, una sorta di grappa. Cioé, non ho idea di cosa sia, né del sapore che abbia, ma temo sia veramente terribile. Ad ogni modo questi stanno proprio in mezzo ad una strada. Lui apre una bottiglietta e la infila nella mano di lei che passivamente, incredibilmente passivamente, accetta. Poraccia, penso io.
Rimango un altro poco a guardarmi in giro, piano piano le panchine si vuotano, anche gli alcolizzati hanno una casa. Comincio a starnutire troppo frequentemente, e le mie infradito mi sembrano tutto d'un tratto un poco azzardate.
Quando anche i punk sono tornati alla loro magione, mi alzo e me ne vado, contento di conoscere finalmente la piazzetta sotto casa.

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

ciao Giovi, ci sei al mio matrimonio??solo o in compagnia??
cecio!!!

6/04/2008 3:51 PM  
Blogger giovi said...

vengo vengo, prenota una doppia razione per me. e vengo anche con consorte.

6/05/2008 11:41 AM  
Anonymous Anonimo said...

necessita di verificare:)

11/30/2009 5:26 AM  
Anonymous Anonimo said...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

11/30/2009 5:46 AM  

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