lunedì, novembre 19, 2007

Nouvelle cuisine

La cucina é sempre stata una mia passione: non solo mi piace scofanare qualsiasi cosa incontri, ma mi piace anche cucinare ogni tanto qualcosa.
E di osare, creando nuovi piatti, mettendo a frutto la mia creativitá, dando sfogo alle mie intuizioni.
Ieri ho toccato le vette della cucina mondiale.

BAROLO E PRINGLES.

Un'esperienza da provare.

venerdì, novembre 09, 2007

Che schifo

Traggo da Gazzetta.it la notizia del nuovo accordo sulla ripartizione die diritti televisivi per il calcio, che di per sé é una notizia positiva. Leggevo delle trattative, in questi ultimi mesi, pensando che fosse una buona cosa.
Ma dopo aver letto le parole che riporto qui sotto, mi sono imbufalito:

"Il calcio italiano sarà più competitivo, più equo, più valorizzato a livello internazionale e attento ai vivai e ai dilettanti". L'auspicio è di Giovanna Melandri, ministro alle Politiche giovanili e alle attività sportive, e arriva nel giorno in cui il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo che attua la nuova legge quadro sui diritti sportivi. "Un decreto che recepisce alcune delle riforme che ci aveva chiesto la Lega Calcio - ha aggiunto la Melandri - e che ha come primo obiettivo la valorizzazzione del prodotto Calcio in Italia. Con il passaggio alla gestione ed alla negoziazione collettiva dei diritti audiotelevisivi introduciamo un nuovo sistema sulla "contitolaritetà" dei diritti in capo alle Leghe per dare maggiore valore al prodotto e ridurre quel divario, oggi molto profondo, nell'equilibrio complessivo tra piccoli e grandi club".

Ci siamo ispirati al modello Uefa - aggiunge - e questa norma darà maggior valore al calcio italiano. La riforma ridurrà il divario, oggi assai profondo, tra piccoli e grandi club. Un divario che oggi è di 7-8 a 1 e che con il decreto legislativo si ridurrà a 4 a 1, cioè la media europea. Sono convinta - precisa - che questo avrà effetti importanti anche sullo spettacolo sportivo". Il decreto attuativo della legge delega approvato oggi recepisce la ripartizione delle risorse decisa dalla Lega calcio: il 40% dei proventi sará distribuito equamente tra tutte le societá di serie A, mentre il 30% sará ripartito tra tutte le squadre in base ai risultati sportivi conseguiti e il restante 30% secondo il bacino d'utenza.

I miei pensieri:

  • "la valorizzazione del prodotto Calcio": é una frase agghiacciante. Mi si gela il sangue a sentirla nella mia testa mentre leggo. Questa frase é un esempio dello scempio che in Italia si sta facendo della nostra lingua. E poi il calcio non é un prodotto, é una passione, uno sport, che viene sfruttato e crea un indotto economico di grande valore. Il calcio si scrive con la c minuscola. E certo non c'é bisogno di valorizzare un qualcosa che da 50 anni fa letteralmente andare via di testa 30 milioni di italiani.
  • la contitolarietá per dare valora al prodotto e ridurre il divario nell'equilibrio complessivo: come si fa a dare ascolto a dei politici che parlano cosí? Arroganza, boria e pergiunta un livello culturale infame.
  • Il divario, secondo la Melly, varierá da 8-1 a 4-1: minchia, che culo! Praticamente vuol dire che adesso inter siena non finisce 4 a 0, ma solo 2 a 0.
  • Questa enorme riforma (quella della valorizzazione, della riduzione del divario, della contitolarietá), finisce per spartire solo il 40% die proventi tra tutte le squadre. Il restante 60% se lo beccano sempre le solite. Buffoni.

Questa dichiarazione, questa decisione, mi fa vomitare: é un esempio dello schifo e dello scempio che sta accadendo nel nostro paese. Stiamo sprofondando, sempre piú in basso. Le istituzioni sono ridicole, e la cosa piú allucinante é come molta gente non se ne renda conto. Neanche nel calcio si prendono delle decisioni, si fanno dei cambiamenti. Siamo il paese dei gattopardi, ma i gattopardi arroganti e zotici.
Che schifo. Io in Italia non ci torno piú.

martedì, novembre 06, 2007

Domanda

Credo che, nella vita, non si smetta mai di prendere delle decisioni. Probabilmente peró ad un certo momento ci si ritiene soddisfatti, e ci si siede a vedere quello che si ha combinato.
E quando si arriva a quel punto, viene naturale pensare che, oramai, tutte le risposte siano state trovate. Ma le domande? Quelle continuano a venire?

Lo dico perché io sono sempre pieno di domande. E con il tempo aumentano.
La domanda che mi viene in questo momento é generazionale.
Come ho piú volte scritto in questo spazio, la mia generazione non é dannata, sicuramente non é affamata, e per quel che mi riguarda non é neanche bruciata. Non ancora, perlomeno.
Ma é soprattutto viziata, disillusa, stressata ed ingannata.
Viziata perché ha avuto tutto, la pappa pronta.
Disillusa perché non crede in nulla, se non a delle squadre di calcio o a qualche gruppo musicale. E per me questo é il nulla.
Stressata perché deve soddisfare delle aspettative fortissime: tutti devono bellissimi, magrissimi, intelligentissimi, bravissimi, con il pisello lunghissimo, i capelli lucentissimi, con un lavoro importantissimo, ricchissimi: in una parola felicissimi.
Ingannata perché, evidentemente, non puó soddisfare molte delle aspettative sopra elencate, nonostante sia stata educata con la promessa che tutto sarebbe stato possibile. Vuoi essere una modella? Dimagrisci. Vuoi vincere il nobel? Studia un pochino. Tutte balle: é evidente che un rospo, modella non lo diventerá; cosí come una persona normale, il nobel non lo becca. E questo a cascata su tutto: chiedete a chi vuol diventare medico, avvocato, calciatore, pilota: sono pochi quelli che lo diventano sul serio, nella nostra generazione. Gli altri ci provano: studiano giurisprudenza ma poi devono inventarsi in un altro lavoro, si allenano nei campetti ma finiscono per giocare a calcio solo alla Play.
Siamo stati quindi, evidentemente, ingannati.
Ed é da questo inganno, e da questo stress, che nasce l'angoscia che aleggia intorno alle nostre vite da ventenni. Qualcuno la sfoga sfondandosi di coca, o di cubalibre, o di amici di maria de filippi (personalmente punterei sui cuba libre, di gran lunga i meno dannosi). Altri vivono nell'apatia, trascinandosi. Altri ancora non ci pensano e si rimboccano le maniche piú di tutti per riuscire ad avere successo: onore a loro.
Ma la maggior parte, quella parte che io credo maggiore perché ne faccio parte, si angoscia e basta.
Ed allora mi fermo a pensare ai nostri laboriosi genitori, alle loro vite che ci sembrano cosí pure, cosí limpide. Mi fermo a pensare al loro percorso, ai loro sacrifici che ci sembrano molto piú grandi dei nostri, alle loro difficoltá che ci descrivono come molto piú vere delle nostre, ai loro ostacoli che ci sembrano muraglie cinesi, in confronto ai nostri strimiziti valli di Adriano.
Da tutto questo fermarmi a pensare, mi sorge la famosa domanda:

Ma i nostri genitori, alla nostra etá, si angosciavano anche loro?

Nella mia mente, no. Ma c'é qualcosa che non quadra..