Il basilico
Era quasi tutto pronto per partire, ma un altro venerdì pomeriggio si consumava con la macchina parcheggiata in seconda fila, con mia moglie ed io a discutere su come riempire il bagagliaio.
Le bambine questa volta ci guardavano divertite dalla finestra: loro mi avrebbero raggiunto il giorno dopo assieme a mia moglie in treno. Io sarei partito da solo, con la macchina strapiena, alla volta della casa che avevamo affittato al mare per l'estate.
"Ma poi, il triciclo in spiaggia, quando vuoi che lo usiamo??", dissi lasciandomi cadere le braccia, guardando con poche speranze un bagagliaio che lasciava oramai poca libertà di inventare.
"Shhh... che ci sentono!", mi ammonì subito mia moglie, con uno sguardo complice, "lo sai che le bambine adorano il triciclo".
Misi in atto tutta la mia forza bruta per infilare il giocattolo dietro il sedile del guidatore, sapendo che il manubrio mi si sarebbe infilzato nella schiena per tutto il viaggio. Sorrisi e pensai che sarebbe stato un buon punto a mio favore, da poter usare durante le vacanze, in quell'enorme gioco a punti che mia moglie ed io eravamo oramai soliti fare rinfacciandoci piccole concessioni.
Mia moglie mi stampò un bacio e mi disse di andare piano. Stavo giusto nel mezzo del rituale del saluto alle bambine, che prevedeva una serie di baci alle mani e gesti che ricordavano un lanciatore di baseball, quando mia moglie, come colpita da una fulmine gridò:
"Il basilico!!", e detto questo si fiondò nel portone, per uscire poco dopo con un vaso di terracotta rigoglioso del miglior basilico del Tigullio, seminato e cresciuto sul balcone del nostro appartamento.
"Tu non dirmi niente, eh, fetente?", mi disse mia moglie. Sapeva benissimo che, in realtà, me ne ero ricordato, ma che non avevo detto nulla pur di non portarmi dietro anche quel vaso.
Non tentai neanche di smentirla, e mogio mogio trovai un posto per il basilico. Era almeno una settimana che, perlomeno una volta al giorno, un discorso con mia moglie veniva fermato con un "Mi raccomando, ricordati il basilico". In effetti era la prima volta che riuscivamo a mantenere in vita una piantina per più di due settimane, e con i suoi tre mesi in vita quel basilico aveva sicuramente superato ogni record.
Uscii dalla città e presi l'autostrada per il mare. La conoscevo bene, l'avevo percorsa tante volte. Poche volte, però, da solo. Celebrai questa novità concentrandomi sulla guida. Quando finalmente il sole scese e si fece meno caldo, ne approfittai per spegnere l'aria condizionata ed aprire i finestrini. L'aria della campagna era diversa, umida ma più buona di quella così calda e sporca di città.
Il mio idillio con il mondo campestre durò pochi minuti, fino a quando non sentii un rumore secco venire dai sedili dietro. Uno di quei rumori che non fanno presagire nulla di buono. Tentai di sbirciare qualcosa mentre guidavo, ma vidi tutto più o meno in ordine, così aspettai la prima area di servizio per dare un'occhiata migliore.
Dopo avere fatto il pieno controllai un poco la situazione tra i bagagli. In effetti il rumore non aveva mentito: qualcosa di poco buono era accaduto. Il vaso di basilico, cadendo, si era incastrato dietro il sedile del guidatore. Per meglio dire, quello che rimaneva del vaso. La vista dei cocci di terracotta mi risultò piuttosto fastidiosa: la sensazione di irreversibilità fu solo parzialmente consolata dal vedere la pianta un poco ammaccata, ma con le foglie ancora verdi.
In un atto che sperai venisse in seguito apprezzato da mia moglie, provai a salvare il basilico mettendo tutto dentro un sacchetto di plastica che, posato sul sedile del passeggero, non faceva neanche brutta figura come vaso d'emergenza.
Ripartii che il sole si stava abbassando sull'orizzonte delle pianura, creando quei colori che solo un tramonto o un'alba riescono a dare.
Deve essere stata la luce così dolce della sera, o la strada dolce e sgombra di macchine, ma una sensazione di pace e serenità mi avvolse. Un sorriso nacque senza avvisarmi, ed ebbi la certezza di vivere un momento di pura lucidità. Fu questo a permettermi di sentire, finalmente, l'odore del basilico. Era li da quando ero partito, proprio sotto il mio naso, ma solo in quel momento riuscii ad assaporarlo. Terra bagnata. Acqua, sole. Mediterraneo. Le narici mi pizzicavano un poco, e respirai ancora più forte per sentirlo ancora di più.
Il ricordo di quel viaggio venne fortissimo...
Mi ritrovo in macchina, bambino, seduto sui sedili posteriori. Il nonno che guida per portarci al mare: la nonna davanti e un vaso di basilico tra me e mia sorella. E’ talmente grande e rigoglioso che l’odore é fortissimo in tutta la macchina.
"Attenti a non romperlo, bambini!!", grida la nonna, preventiva, prima di girarsi verso il finestrino e chiudere gli occhi. Il nonno si gira e ci dedica un sorriso dolce. Mia sorella mi guarda e con un sorriso complice si mette un dito davanti alle labbra. Non dire nulla.
Vedo che dallo zaino tira fuori una busta di carta della panetteria. Ci mette le mani dentro e sembra che stia strappando qualcosa. Poi aspetta che la nonna si addormenti, come sempre, e tira fuori due pezzi di focaccia al formaggio. Mi si illuminano gli occhi.
“Siete tremendi”, ci dice il nonno mentre noi addentiamo la focaccia come se fosse il piacere piú proibito. Dallo specchietto vedo che sta sorridendo. “Io non ho visto nulla.. ma eliminate ogni traccia!”. Toglie una mano dal volante e dalla tasca estrae un fazzoletto. Senza girarsi, ce lo porge allungando il braccio. Dopo esserci puliti e aver ridato il fazzoletto, ci mettiamo a guardare il mare che la strada sta seguendo, e dopo poco ci addormentiamo uno dopo l’altro...
Mi resi conto di piangere solo quando mi ritrovai ad asciugarmi le lacrime. Alla prima area di servizio mi fermai, accarezzai il basilico, che mi aveva fatto capire una cosa. La pianta rispose con una nuova ondata di aroma. Allora presi il telefono e feci il numero che ancora mi ricordavo a memoria. Erano tre anni che non parlavo con mia sorella.